The Grapes of Wrath – USA – 1940
U.S.A., inizio degli anni '30. In seguito alla crisi economica del
1929, molte famiglie di agricoltori perdono tutto (terre, fattorie e i loro
poveri risparmi) e sono costrette a migrare verso un posto (la California) che
possa offrire loro un lavoro, una sistemazione, un riscatto sociale.
Il film racconta le vicende di una di queste famiglie, i Joad, che
partono dall'Oklahoma, carichi di speranze e illusioni che li aiutano a
superare immense difficoltà durante il viaggio, dove subiscono sfruttamento,
fame e lutti. Giunti nella Terra Promessa, le illusioni svaniscono e le
speranze muoiono: la California, almeno per loro, è una terra di miserie,
morali e materiali. Ma Tom Joad si ribella.
Il romanziere John Steinbeck, prendendo spunto da una serie di
articoli pubblicati nell'Ottobre 1936 nel "San Francisco News", per
documentare le condizioni di vita di una popolazione che, attratta da offerte
di lavoro, a centinaia di migliaia, aveva abbandonato il Midwest per
raggiungere la California, scrisse il romanzo omonimo nel 1938. Pubblicato nel
1939, fu un successo letterario e fu quasi immediatamente trasposto in
sceneggiatura da Nunnally Johnson, fedele scrivano di John Ford. Lo stesso
Steinbeck approvò la trasposizione cinematografica, anche se non fedelissima e
meno massimalista dello scritto originale.
Il titolo originale deriva dal testo di "The Battle Hymn of
the Republic" composto durante la guerra civile americana, a sua volta
ispirato da un passaggio dell'Apocalisse.
Vincitore di due premi Oscar nel 1941, al regista e alla
bravissima Jane Darwell (mamma Joad), il film è da apprezzare per la stupenda
fotografia di Gregg Toland e soprattutto per le interpretazioni di John
Carradine (Casey) e, naturalmente, del protagonista Henry Fonda, nella parte di
Tom Joad. Indimenticabile il suo sguardo dolce ma determinato, lo stesso che
avrà negli anni a venire sua figlia Jane, sublime interprete di tanti successi
e qualche capolavoro.
"Furore" (1940) è un film in qualche modo complementare
a "Com'era verde la mia valle", girato l'anno successivo. In tutti e
due i film, una crisi economica epocale travolge un nucleo familiare fino al
disfacimento. Ma mentre nel film del 1941, si assiste quasi ad una malinconica
predica paternalistica, in "Furore", tutto risulta molto più radicale
e il finale somiglia ad un richiamo all'azione (rivoluzionaria), abbastanza
inconsueto per un film americano.
Senza dubbio, uno dei miei film preferiti, con sequenze
indimenticabili: l’immagine riflessa di mamma Joad con i suoi vecchi orecchini,
l’addio di Tom, le ultime parole del film: “Noi siamo il popolo!”.
Pubblicato su "Film del Giorno" del 4 Febbraio 2018
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