The Third Man – GB USA – 1949
Vienna, nell'immediato secondo dopoguerra, come molte altre città
europee devastate dal conflitto, è una città fredda, losca, caotica.
L’americano Holly Martins, scrittore di romanzetti pulp, arriva in città
chiamato dall’amico di un tempo, Harry Lime. Appresa la notizia della sua morte
in un incidente alquanto misterioso, rimane in città per indagare, contro il
parere dell’autorità di polizia, nella persona del Maggiore Calloway, che lo
informa anche dell’attività criminale del suo amico. Martins non vuole crederci
e insieme all’amante di Harry, Anna Schmidt (da cui è fortemente attratto)
viene a sapere che i testimoni dell’incidente non sono due, come ritenuto dalla
polizia, ma tre. Alla ricerca di questo terzo uomo, si innamora definitivamente
di Anna e scopre finalmente l’inganno di Harry Lime, che ha inscenato la sua
morte per sfuggire alla giustizia. Non finirà bene per nessuno.
“Il terzo uomo”, diretto da Carol Reed, vinse il Grand Prix al
Festival di Cannes del 1949 e, successivamente (1951), il premio Oscar per la
migliore fotografia (Robert Krasker).
Considerato una pietra miliare del film noir, forse un po’
sopravvalutato all’inizio, merita di essere ricordato per la particolare e
famosissima colonna sonora, composta ed eseguita alla cetra da Anton Karas e,
naturalmente, per l’interpretazione iconica di Orson Welles, nella parte di
Harry Lime. Pochi minuti che contribuirono in maniera significativa al rilancio
della carriera di questo genio assoluto. Ricordiamo anche Joseph Cotten, nella
parte di Holly Martins, Trevor Howard, in quella del Maggiore Calloway e gli
splendidi occhi di Alida Valli che interpreta Anna Schmidt.
Per parte mia, ho iniziato ad amare il cinema noir proprio con
questo film, che vedevo in televisione appena adolescente.
P.S. La famosa frase pronunciata da Harry Lime: “In Italia sotto i
Borgia ci furono trent’anni di guerre, stragi, ecc…” non era in sceneggiatura,
ma fu aggiunta da Welles per accentuare il fascino perverso e cinico del
personaggio. Tra l’altro sembra si tratti di una vecchia diceria, scorretta non
solo politicamente ma anche storicamente: gli orologi a cucù sono originari
della Germania.
Pubblicato su "Film del Giorno" del 2 Febbraio 2018
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